La sepsi o setticemia è una sindrome clinica caratterizzata da una Risposta Infiammatoria Sistemica SIRS, generalizzata a tutto l’organismo, conseguenza di una grave infezione, di tipo batterica.
La sepsi, molto spesso può essere contratta in ospedale a seguito di una lunga degenza, o dopo un intervento chirurgico. Il punto dove è presente l’infezione presenterà più apporto di sangue e quindi la zona sarà fortemente gonfia ed arrossata per la dilatazione dei vasi sanguigni. È uno stato molto pericoloso in cui il sistema immunitario smette di combattere conto gli attacchi batterici e si gira verso se stesso.
Se il paziente mostra una serie di sintomi ed infezioni e rientra in una categoria di rischio, può essere contestato per sepsi. Intorno un terzo dei pazienti che sono influenzati con questa malattia muore ogni anno. Se manca la componente flogistica non si parla più di sepsi, ma di “semplice” batteriemia. I soggetti più esposti al rischio di sepsi sono i bambini molto piccoli e gli anziani, i soggetti con sistema immunitario compromesso, i malati in terapia intensiva e quelli cui sono stati impiantati dispositivi invasivi, come il catetere.
Il focolaio di origine presente nell’organismo, può essere:
- Ascesso gengivale
- Ferite infettate
- Una infezione delle vie urinarie
- Otite
- Endocardite
- Un’ appendicite perforata
- Meningite
- Traumi severi come ustioni estese
Gli agenti eziologici possono essere batteri, virus o miceti che causano diversi sintomi aspecifici come: febbre, aumento dei globuli bianchi, della frequenza respiratoria e tachicardia. I microrganismi più ricorrenti sono Escherichia coli, Klebsiella, Pseudomonas, Candida e stafilococchi.
Numero di casi in Italia e in Europa
Nonostante sia comune, e spesso letale, vi è una bassa consapevolezza di tale problema da parte della popolazione. Colpisce 20-30 milioni di persone nel mondo, 250mila casi solo in Italia, di cui 1 su 4 non sopravvive, per un totale di 60mila morti l’anno solo nel nostro Paese. La sepsi rappresenta un’emergenza sanitaria in costante aumento, legata alle multi-resistenze e le infezioni ospedaliere. Queste ultime riguardano in circa il 5-7% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani (fino al 15% nei reparti di terapia intensiva con una mortalità del 3%. In Europa si verificano circa 400 casi di sepsi su 100 mila abitanti e uccide dieci volte di più dell’infarto.
I sintomi della sepsi
L’infezione può dare origine ad una grave malattia, che può danneggiare totalmente i nostri organi. Il cervello può avere un deterioramento dello stato di coscienza, il polmone non funzionare bene, i vasi sanguigni perdono la tonicità a causa dello stato d’infiammazione e non portano l’ossigeno agli organi.
Una sorta di paralisi vascolare che coinvolge tutto la funzionalità dell’organismo e si stima che la mortalità da sepsi aumenti fino al 7% al trascorrere di ogni ora in cui il paziente è sottoposto a un trattamento antibiotico non appropriato. La scelta della giusta terapia antibiotica è fondamentale per combattere l’aumento dei batteri, che negli ultimi anni hanno avuto un aumento esponenziale.
Terapie
Un trattamento precoce può incrementare le possibilità di sopravvivenza, e la tempestività è spesso un fattore decisivo per evitare di andare incontro a conseguenze molto gravi. La Sepsi ”costa” moltissimo: si stima che in Europa un episodio di Sepsi costi all’assistenza sanitaria circa 25mila euro. Entro il 2050 si prevede che nel mondo ogni anno 10 milioni di persone moriranno per infezioni resistenti agli antibiotici, più delle vittime del cancro e degli incidenti stradali. Per contrastare il fenomeno gli esperti suggeriscono investimenti in nuove tecnologie che possano accelerare la diagnosi.