Si rinnova il dramma delle spose bambine. Questa volta la notizia viene da una famiglia dello Sri Lanka, che vive in Italia, a Bari. Un’adolescente un mese fa si era inferta un taglio a un polso e aveva raccontato alla sua insegnante e alle autorità che l’aveva fatto perché il padre le aveva tolto lo smartphone.
Erano intervenuti i servizi sociali e avevano allontanato la ragazza dalla famiglia portandola in una struttura protetta. Oggi, però, la verità è venuta a galla: la ragazza si sarebbe ferita perché il padre, o comunque la famiglia, aveva combinato per lei un matrimonio con uno sconosciuto dello Sri Lanka quando aveva appena dieci anni. Lo smartphone le era stato sottratto perché il padre temeva che la ragazzina, ormai “fidanzata”, potesse chattare con altri ragazzi e magari anche fidanzarsi con un italiano, come aveva fatto Sana, la pakistana uccisa dal padre per lo stesso motivo.
La notizia di Bari arriva insieme all’appello diffuso da Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, per salvare Noura Hussein, sposa bambina. Noura aveva 13 anni quando i genitori la diedero in moglie a un cugino di secondo grado con il doppio dei suoi anni. Oggi, che ha 19 anni, Noura rischia la condanna a morte per impiccagione poiché, per sottrarsi all’ennesimo stupro da parte del marito, si difese con un coltello uccidendo il suo carnefice.
“Noura oggi ha 19 anni – si legge nella petizione lanciata da Italians for Darfur su Change.org Italia – e giovedì scorso un tribunale di Omdurman, città gemella della capitale Khartoum sull’altra sponda del Nilo, l’ha condannata a morte per aver ucciso il suo stupratore. Raccogliamo quante più firme possibili da inviare al presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir per chiedere la grazia e l’immediata liberazione di Noura”, conclude l’appello.
I matrimoni forzati sono sanzionati prevedendo limiti relativi all’età e alla mancanza di consenso da parte di uno o entrambi i coniugi. A normare la materia delle spose bambine è la Dichiarazione dei Diritti Umani del 1948 all’articolo 16 e fa riferimento alla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e la Convenzione di Istanbul, che l’Italia ha ratificato nel 2012.
Il fenomeno è ancora molto sommerso in Italia, anche se i dati emersi con la ricerca di Trama di Terre dell’Emilia Romagna mettono in evidenza che nei matrimoni forzati sono coinvolte in particolare persone migranti, di seconda generazione, di genere femminile (solo il 15% della ricerca sono maschi) e di alcune nazionalità specifiche: India, Pakistan, Marocco, Albania, Rom Rumene, Ghana, Senegal, regione del Tibet, ma che bisogna vigilare anche su persone provenienti dalla Nigeria e dall’Afghanistan.
Si tratta di culture dove il matrimonio combinato è ancora molto accettato. L’età è un indicatore molto importante in questo tipo di fenomeno che vede spesso la sposa segregata, che non può ribellarsi pena essere picchiata e, in alcuni casi, anche uccisa.
(foto di copertina Amnesty International)
Articolo pubblicato il: 13 Maggio 2018 17:39