Cassazione: per i giudici l’aumento di pena per stupro è giustificato se “a somministrare l’alcol è stato l’autore del delitto”.
Nel caso di uno stupro, se la vittima è ubriaca per avere assunto volontariamente alcol, alla pena non può essere aggiunta l’aggravante del ricorso a sostanze alcoliche o stupefacenti. Lo ha stabilito la Cassazione, che ha rinviato a nuovo processo per un caso di stupro in cui la vittima aveva assunto volontariamente alcol, tanto da ridurla in uno stato “nel quale non riusciva ad autodeterminarsi”. I magistrati hanno dunque escluso l’aggravante del caso di uso di sostanze alcoliche o stupefacenti. La donna era andata a cena con due uomini 52enni e al Pronto soccorso aveva descritto la violenza in maniera confusa. Come riporta “Repubblica”, gli imputati erano stati assolti in primo grado del gip di Brescia, nel 2011, perché la donna non era stata riconosciuta attendibile. Ma la Corte d’Appello di Torino a gennaio 2017 aveva valutato diversamente il referto del Pronto soccorso, che evidenziava leggeri segni di resistenza, ed emesso la condanna a tre anni, con le attenuanti generiche e l’aggravante. Puntando su quanto concluso dal primo giudice, la difesa degli imputati aveva sostenuto che non vi fosse stata condotta violenta da parte dei due, né riduzione ad uno stato di inferiorità, dato che la ragazza aveva bevuto volontariamente. Ora c’è questa sentenza della Cassazione, per cui l’assunzione volontaria di alcol esclude la sussistenza dell’aggravante, e il relativo aumento di pena, poiché “deve essere il soggetto attivo del reato” ad usare l’alcol per la violenza “somministrandola alla vittima“. Quindi, “l’uso volontario, incide sì sulla valutazione del valido consenso ma non anche sulla sussistenza aggravante“. Una sentenza che farà certamente discutere.