Tabula Rasa è un’installazione site specific dell’artista Francesco Ciotola, a cura di Raffaele Loffredo, composta da una serie di 28 fotografie. Le immagini ritraggono i siti archeologici di Pompei, Ercolano e Oplontis, ad oggi icone della cultura passata, il cui ritrovamento avvenne per caso a partire dai primissimi anni del 1700, epoca di grandi scoperte, secolo dei cambiamenti economici, politici e sociali. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Napoli e sarà esposta presso il Maschio Angioino di Napoli, Sale Vesevi. Vernissage 4 Giugno 2019 ore 17:00. Durante l’inaugurazione sarà possibile visitare gratuitamente i suggestivi sotterranei archeologici del Castello.
Una parte di rilievo nell’esposizione è data anche al Vesuvio, quale Creator/Sterminator, fattore che ha distrutto questi luoghi, congelandoli in un dato tempo, ma che in egual misura è stato il mezzo che gli ha permesso di elevarsi a simbolo di un possibile rinascimento culturale contemporaneo. Quella del 79 D. C. può essere considerata una distruzione per il passato ed un’opportunità per il presente, in particolare per l’importanza della conoscenza della storia e per il suo utilizzo oggi.
Ciò che rende veramente importante un sito archeologico, oltre alla sconfinata mole di materiale antico rinvenuto e al fascino romantico di aggirarsi tra le rovine, è il suo valore potenziale che si esplica nell’opportunità per noi di poter studiare, comprendere e rileggere una società ai nostri occhi lontana, fatta di arte, religione, lingua, opere letterarie e modelli espressivi che possono ancora oggi nel loro piccolo ritrovarsi.
“Il Titolo scelto per la Mostra – sostiene Ciotola – allude all’azzeramento di una data situazione, un “locus” dal quale è possibile ripartire, ovvero alla totale potenzialità di acquisizione da parte di esso di qualsiasi messaggio. Sono fermamente convinto – continua – che l’incontro con la Storia può generare nuovi frutti. Nel caso di Tabula Rasa, l’incontro tra me e questi luoghi fisici ha determinato un immaginario nuovo qui riportato attraverso il mezzo fotografico. Il numero delle immagini non è casuale, l’ho scelto poiché, simbolicamente, ogni 28 anni il calendario ritorna ciclicamente ad essere uguale ed è al tempo stesso il numero di vertebre che compongono la spina dorsale nell’uomo”.
Le fotografie ritraggono luoghi millenari con una visione d’autore che contribuisce a nobilitarli e a renderli visibili sotto un’altra forma. Attraverso le sue opere, l’artista esorta ad interrogarsi sulla Funzione Sociale dell’Arte e dei suoi reperti in epoca contemporanea, posta come forte punto di riferimento per riaffermare l’essenza della natura umana; nei secoli, il ricordo e l’importanza di civiltà passate sono modelli portatori di infiniti mondi dai quali poter attingere idee e suggerimenti da applicare al presente.
Articolo pubblicato il: 2 Giugno 2019 11:00