mercoledì, Novembre 27, 2024

Intesa San Paolo, taglio sportelli: scure su Banco di Napoli

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Banco di Napoli: il nuovo piano di impresa del gruppo Intesa San Paolo sarà caratterizzato dal taglio dei costi.

Verrà presentato oggi dall’amministratore delegato Carlo Messina il nuovo piano d’impresa del gruppo Intesa Sanpaolo. Il piano sarà caratterizzato da una forte riduzione dei costi, col preciso scopo di recuperare redditività sino al 2021. Come riportato da “Il Mattino”, uno dei perni della riduzione degli oneri sarà la diminuzione del numero di dipendenti e filiali, con l’uscita volontaria di 9000 persone (a fronte di cui verranno assunte 1650 nuove risorse) e il taglio di oltre 1000 sportelli. Centrale sarà inoltre il completamento dell’integrazione della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, oltre alla fusione per incorporazione di tutti gli istituti di credito controllati che rientrano nella cosiddetta Banca dei territori. L’integrazione che spicca su tutte le altre, per dimensione e impatto sull’immagine, sarà quella riguardante il Banco di Napoli, da completare entro fine anno.Intesa San Paolo, taglio sportelli: scure su Banco di Napoli Tale integrazione sarà importante per dimensione, poiché l’istituto partenopeo è il più grande in assoluto nello scacchiere del gruppo, essendo attivo in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria (dove conta 563 filiali e 5745 dipendenti). Ma lo sarà anche per immagine, perché il Banco di Napoli è uno dei più antichi istituti del mondo, che affonda le sue radici nei banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo. La presentazione del nuovo piano industriale servirà inoltre a far chiarezza su un’eventuale cessione di sofferenze al gruppo svedese Lindorff-Intrum Justitia, per la creazione di una piattaforma comune di gestione dei crediti deteriorati, con annessa cessione di portafoglio di circa 10 miliardi di euro di crediti non performing. L’operazione non dovrebbe avere ripercussioni occupazionali, come già confermato anche dai vertici di Intesa San Paolo. Dipendenti e sindacati del settore bancario sono però preoccupati per il futuro della direzione Recupero crediti, di cui la metà dei 550 dipendenti opera proprio in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. La decisione di cedere all’esterno la gestione e la valorizzazione di una cifra molto alta rafforzerebbe i dubbi sulla presenza dell’istituto nel Mezzogiorno, con tutti i sindacati del settore che hanno chiesto a Intesa Sanpaolo di mantenere la direzione Recupero crediti in house.

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