Una drammatica storia d’amore, un personaggio storico realmente esistito, una celebre interprete delle opere di Corneille, Racine e Voltaire, vissuta tra il 1692 e il 1730, fanno da sfondo a questo capolavoro del Novecento.
di Carlo Farina – Basterebbe la sola presenza sul podio del San Carlo di Daniel Oren, bizzarro ed ecclettico direttore d’orchestra che ci ha lasciato memorabili interpretazioni operistiche, a farci precipitare alla “prima” di “Adriana Lecouvreur” in programma domenica 16 ottobre, alle 17.00. Dopo 13 anni ritorna al San Carlo il capolavoro di Cilea, nel 150° anniversario dalla nascita, con altre 6 repliche fino al 23 ottobre. Reduce dal successo ottenuto, nel luglio scorso, alla Reggia di Caserta con Nabucco di Verdi, Oren ritorna graditissimo sul podio del San Carlo, il cui legame con il teatro e l’Orchestra è ormai consolidato da lunga data. Tra le sue indimenticabili interpretazioni, voglio ricordare quelle del 1982, con “Tosca” di Puccini, che segnò il suo debutto al San Carlo, quella del 1994 con “Un ballo in maschera” di Verdi, e quella del 1996 con “la Boheme” di Puccini e la regia di Zeffirelli. La regia dello spettacolo è curata da Lorenzo Mariani che si avvale, per le scene e i costumi, di Nicola Rubertelli e Giusi Giustino, che ne curarono l’allestimento nel 2003. Una data molto significativa questa, perché in quell’anno l’ultima edizione di “Adriana Lecovreur”, fu affidata alla splendida voce di una delle soprano più belle e brave della lirica italiana, Daniela Dessì, il cui ricordo per la recente scomparsa (1957 – 2016), è ancora molto vivo. Un cast internazionale di ottimi cantanti, si alternerà sul palcoscenico del San Carlo, da Barbara Frittoli e Svetla Vassileva per il ruolo della protagonista, da Marcello Giordani a Gustavo Porta per il ruolo di Maurizio, da Luciana D’Intino a Marianne Cornetti per quello della principessa di Bouillon. Questi alcuni dei nomi di spicco presenti nel cast, che si alterneranno nelle recite previste. Rappresentata per la prima volta al teatro Lirico di Milano nel 1902, segnando la definitiva ascesa dell’autore tra i massimi operisti italiani di fama internazionale, fu proposta nel 1930 al San Carlo quando Cilea aveva già deciso di snellire e rivedere l’intera partitura dell’opera, ottenendo grande successo e definitivi consensi. Il libretto è di Arturo Colautti che, reduce dal successo ottenuto con “Fedora” di Giordano, volle ispirarsi a personaggi realmente esistiti, ispirandosi all’omonimo dramma di Scribe e Legouvè. La morte della protagonista, leggendaria attrice, dotata di grande fascino e notevole bravura, è avvolta nel mistero, tuttavia Cilea preferì una versione più “teatrale”, puntando sull’ avvelenamento per mano della sua rivale in amore, la principessa di Bouillon, con un finale romanzesco, infatti Adriana sarà uccisa dal profumo velenoso di un mazzo di fiori. La caratteristica principale della musica di Cilea sono i “Leitmotive” una sorta di “colonna sonora” della scena, che accompagneranno le entrate in scena di tutti i protagonisti dell’opera, a cominciare dalla protagonista Adriana, che esordisce con l’aria “Io son l’umile ancella”, una delle più belle di tutta l’opera, dotata di un intenso e struggente lirismo.
Articolo pubblicato il: 17 Ottobre 2016 8:17