Peppino Di Stefano racconta la sua carriera da arbitro internazionale di tennis (fra tornei, coppe Davis e campioni incrociati in 40 anni) nel libro Sotto la sedia (presentato a Capri).
È partito dalla sua Capri e ha arbitrato i tornei simbolo del tennis mondiale: il Roland Garros a Parigi, gli Us Open di New York, gli Internazionali d’Italia di Roma, incrociando atleti mitici come Bjorn Borg, John McEnroe e Adriano Panatta. Oggi, Peppino Di Stefano racconta la sua incredibile carriera nel libro Sotto la sedia (edito da Le Varie), scritto con i giornalisti Marco Lobasso e Marco Caiazzo. La prefazione è di Nicola Pietrangeli. Progetto grafico a cura di Franco Lucca.
Il libro è stato presentato venerdì 18 settembre sui campi dello storico Tennis Club Capri, dove Di Stefano ha mosso i suoi primi passi da tennista, dagli autori insieme ai giornalisti di razza Gianfranco Coppola e Daniele Garbo. A introdurre l’evento e a portare i saluti dell’Amministrazione il sindaco di Capri Marino Lembo, che ha raccontato il solido legame che lega il tennis con l’Isola Azzurra da oltre 100 anni; con lui alcuni rappresentanti della famiglia Breglia, proprietaria del complesso sportivo sito nel centro Storico di Capri.
In 220 pagine, Peppino ripercorre la sua lunghissima carriera: dal 1974 al 2012 ha diretto oltre 5000 partite del circuito professionistico.
Gli internazionali d’Italia di Roma sono stati il suo torneo d’elezione: ha partecipato a 25 edizioni e ha diretto 13 finali, tre nel torneo maschile, nel 1981, 1983 e 1985; dieci tra femminile e doppio. Ha arbitrato 32 incontri di Coppa Davis, con 75 partite in totale, un record prestigioso che nessuno potrà mai cancellare.
Ha fatto parte dell’unica terna arbitrale nella storia del tennis italiano che ha diretto una finale di Coppa Davis, nel 1987, a Goteborg, in Svezia. Nel suo infinito palmares vanta la partecipazione a due Olimpiadi, nel 1984 a Los Angeles e nel 1988 a Seoul. Maestro di tennis, oggi a 73 anni continua a insegnare, insieme con suo figlio Giovanni e a Frank Della Corte, nello storico Tennis Club di via Camerelle, nella sua amata Capri.
Da lì, è un’escalation continua: “Nella mia carriera di arbitro internazionale ho attraversato decenni di grande tennis e diretto le sfide di tanti campioni. Ogni ricordo è prezioso, ma gli anni ’70 e ’80 hanno conquistato un posto speciale nel mio cuore. In quell’Età dell’Oro ho attraversato come per magia la mia giovinezza, vivendo da protagonista quell’incredibile trasformazione del tennis, da sport d’élite a fenomeno di massa”.
Ha incrociato tutti i più grandi campioni e diretto incontri in quattro continenti: America, Europa, Africa e Asia: “Ricordo gli sguardi interdetti di Borg quando era convinto di un mio errore; le sceneggiate di McEnroe, i suoi “Non puoi essere serio” usati per intimidire, senza riuscirci, anche me; il cinismo tagliente di Lendl; l’ironia e la leggerezza tutta romana di Panatta; le follie di Nastase. Con i miei campioni ridiamo ancora oggi, quando ci ritroviamo a Capri, a ricordare quel gioco delle parti: io seduto ad arbitrare, loro a giocare e, a volte, “Sotto la sedia” a protestare”.
Articolo pubblicato il: 21 Settembre 2020 16:24