Non è esclusa l’ipotesi di incendio colposo da parte degli inquirenti della Procura di Napoli Nord che indagano sul maxi rogo che ha devastato a Caivano, in piena Terra dei Fuochi, l’area di stoccaggio di rifiuti dell’azienda Di Gennaro Spa. I reati ipotizzati: dolo e disastro ambientale, la nube nera ha interessato una decina di comuni tra il Napoletano e il Casertano.
L’incendio nella terra dei fuochi questa volta in località Pascarola a Caivano, nella zona industriale. Una piattaforma di riciclo e trattamento ecologico ha preso fuoco, provocando una enorme colonna di fumo nero, rendendo l’aria irrespirabile. La colonna è stata ben visibile da chilometri di distanza.
E’ della Di Gennaro Spa la struttura che ha preso fuoco nei pressi di Caivano.
Immediate e numerose, nell’ordine delle centinaia, le chiamate ai soccorsi da parte dei cittadini costretti a chiudersi in casa per ripararsi dall’aria irrespirabile prodotta dall’incendio. Sul posto si sono adoperate ben 10 squadre dei vigili del fuoco. Legambiente dichiara: “Un incendio è un incendio, due sono una coincidenza, tre incendi fanno una prova. C’è puzza di bruciato dietro l’escalation di incendi sospetti che stanno colpendo impianti di gestione e stoccaggio dei rifiuti in Campania”.
“Altro inquinamento atmosferico e del suolo, prodotti alimentari sui quali ricadono gli inquinanti e aria che purtroppo i cittadini non possono fare a meno di respirare. Omicidi… progressivi?” Dichiara Franco Ortolani, senatore per il Movimento 5 Stelle. “Tutti a piedi in pellegrinaggio da Caivano Pascarola a Pompei. Chiediamo alla Vergine di salvare la Terra dei Fuochi e di fare giustizia di delinquenti e negazionisti, che ci stanno avvelenando da 30 anni” la denuncia dell’oncologo Marfella.
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale, dichiara: “Aria irrespirabile. Allertato l’assessore Bonavitacola e l’Arpac che già è andata sul posto. Si tratta di una nuova tragedia ambientale che segue a poca distanza quella di San Vitaliano e che pone domande inquietanti sui sistemi di sicurezza di questi impianti che lavorano i rifiuti”.
A Caivano arrivano le proteste gli attivisti di Stop Biocidio, che chiedono di aver chiarezza sui dati relativi al livello di inquinamento. «Vogliamo conoscere con certezza quali sono i rischi cui andiamo incontro – dice Enzo Tosti – stiamo continuando a respirare aria tossica e ci dicono che dobbiamo stare in casa e non usare i condizionatori.
Come si fa, con il caldo che c’è? L’Arpac dia i dati reali, invece di fare comunicati che vorrebbero far stare tranquille le persone e invece ottengono l’effetto contrario».
L’Arpac conferma: i dati relativi alla qualità dell’aria rientrano nella norma, non sarebbero emersi valori sopra la norma, quindi pericolosi per la salute, di polveri come il biossido di azoto, l’anidride carbonica e il Benzene. Continuano, inoltre, nell’area industriale di Caivano-Pascarola e a Marcianise, presso il Centro Commerciale Campania, i campionamenti dell’aria per le misure delle diossine, i cui risultati si avranno all’inizio della prossima settimana.
L’Arpac specifica poi che «oltre al laboratorio mobile e ai campionatori, sono presenti sul territorio di Caivano, nell’immediata prossimità dell’incendio, sia la centralina Arpac installata presso lo Stir che quella presso il depuratore di Marcianise», due centraline a due chilometri di distanza l’una dall’altra; ad Acerra poi, a distanza di circa 5 Km, vi sono «tre stazioni della rete regionale cosicché anche la situazione nelle aree circostanti a distanze maggiori dall’incendio è seguita costantemente».
L’inquinamento si è diffuso su un’area di decine di chilometri quadrati e non ha causato incrementi marcati delle concentrazioni di inquinanti alla quota di misura delle centraline, pari mediamente a 4-5 metri. «Per il principio di precauzione – conclude la nota Arpac – non è al momento possibile definire il quadro complessivo della contaminazione ambientale»
Articolo pubblicato il: 28 Luglio 2018 11:00