Il Tribunale di Torre Annunziata ha sciolto la riserva e dichiarato il fallimento della società armatoriale Rizzo Bottiglieri De Carlini. Il passivo supererebbe il miliardo di euro.
Il Tribunale di Torre Annunziata ha dichiarato il fallimento della Rizzo Bottiglieri De Carlini SpA, colosso armatoriale con sede a Torre del Greco. A luglio 2017, Pillarstone aveva acquisito quasi mezzo miliardo di crediti dalle banche, diventando il principale creditore di RBD e chiedendo il fallimento degli armatori, che hanno sede a Torre del Greco come la Deiulemar.
Questa mattina, dopo quasi tre mesi, il tribunale ha sciolto la riserva e dichiarato il fallimento della società armatoriale. Il passivo, non ancora ricostruito del tutto, supererebbe il miliardo di euro. Nel frattempo, è iniziato l’esercizio straordinario che permetterà alle navi della flotta RBD e ai circa 400 dipendenti sparsi in tutto il mondo di proseguire con l’attività.
Lo scorso mese di ottobre la società fu al centro delle cronache come riportato in un articolo pubblicato su Stabia Chanel per fondi occultati tra Uruguay, Lussemburgo ed Italia. Furono condannati i vertici della compagnia di armatori di Torre del Greco Rbd. La prima sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata sentenziò in totale 40 anni di carcere per sette imputanti, confiscando beni per quasi 10 milioni di euro. Unico assolto l’ex presidente di Confitarma Nicola Coccia. È la prima conclusione dell’inchiesta effettuata in più tranche tra il 2014 ed il 2015, quando il gip oplontino sequestrò beni per quasi 30 milioni euro alla Rbd, ovvero la Rizzo Bottiglieri De Carlini armatori SpA. L’indagine fu condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli, si riferiva ad un periodo tra il 2008 ed il 2009, ed ebbe inizio con l’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti della società, con sede a Torre del Greco, nel cui ambito erano emerse rilevanti operazioni finanziarie effettuate con società di diritto estero.
Nel blitz finì coinvolta anche una società con sede legale in Lussemburgo ma fiscalmente domiciliata in Italia, la quale omesse di dichiarare utili per oltre 37 milioni di euro, occultamente distribuiti ai soci attraverso il rimborso di un prestito obbligazionario privo di valide ragioni economiche.