Ultime notizie sulle pensioni: per l’Ocse in Italia sono “effettive” prima dei 63 anni (i ventenni sono invece destinati ad andare in pensione a 71 anni).
di Luigi Maria Mormone – Secondo il Panorama sulle pensioni 2017, l’Italia è il paese che nell’Ocse ha per gli uomini l’età di uscita “effettiva” per pensionamento più bassa rispetto a quella di vecchiaia legale. Secondo questo studio (riportato da “Il sole 24 ore”), nel 2016 ci sarebbero stati tra l’età di uscita per vecchiaia (66,7 anni) e quella media effettiva 4,4 anni di differenza, il divario più alto nell’area Ocse: si esce quindi abbondantemente prima dei 63 anni. Nell’area Ocse il divario medio tra età legale ed effettiva di uscita per pensionamento è di 0,8 anni per gli uomini e di 0,2 anni per le donne. Il quadro è però desolante quando si parla dei giovani, in particolare dei ventenni nati nel 1996 e che hanno iniziato a lavorare nel 2016: essi sono infatti destinati ad andare in pensione a 71 anni e 2 mesi, ovviamente in caso di carriera lavorativa senza interruzioni e se saranno applicate le attuali regole. Sarà l’età di ritiro dal lavoro più alta dell’Ocse, primato davvero poco invidiabile se si pensa che la media dei Paesi industrializzati è stimata attorno a 65,5 anni. Il rapporto dell’organismo internazionale con sede a Parigi sottolinea comunque come l’Italia sia uno dei Paesi che attualmente dedica più risorse alle pensioni ma come nello stesso tempo sia tra le nazioni più sfavorite dall’andamento demografico, con il tasso degli “over-65” destinato a impennarsi nei prossimi decenni rispetto alla popolazione in età lavorativa. L’Italia è ora chiamata a due obiettivi: limitare la spesa nel breve e medio termine e far fronte al nodo dell’adeguatezza dei trattamenti per quanti andranno in pensione in futuro, considerando che soprattutto per i giovani sarà difficile avere una carriera lavorativa senza interruzioni (presupposto, con le attuali regole, di un trattamento pensionistico adeguato). Questo imporrà quindi concentrarsi sull’aumento dei tassi di occupazione, soprattutto nelle categorie più vulnerabili. L’Ocse definisce inoltre “innovativa” l’Ape Social, in quanto affronta le imperfezioni del mercato del credito introducendo un collaterale affidabile. Tuttavia, è un’opzione che può andare bene solo a quanti hanno una lunga storia contributiva che possono permettersi una pensione più bassa.