Il primo tatuaggio si fa generalmente a 25 anni, anche se la fascia d’età più rappresentativa è quella tra i 35 e i 44 anni (23,9%), con una prevalenza quasi doppia rispetto alla popolazione generale. Non mancano anche minorenni tra i 12 e 17 anni con tatuaggi (7,7%).
La parola tatuaggio deriva dal tahitiano “tatu” che significa “segnare qualcosa”. E’ una tecnica di decorazione corporale tradizionalmente destinata a durare per molto tempo, a volte per sempre e consiste nell’ eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Questa tecnica è diventata una mania che è oramai inarrestabile e coinvolge anche i giovanissimi che lo scelgono per trasgressione, vezzo o per moda. Ai minorenni è consentito farsi tatuare ma è obbligatoria l’autorizzazione dei genitori. Oggi è facile da eseguire, grazie a nuove tecniche rispetto a quelle che si praticavano nell’antichità, una pratica costante nel corso dei secoli attuata da diverse civiltà
Chi decora la propria pelle sa che il tatuaggio scelto resterà per sempre sul proprio corpo ed ignora quanto tutto questo potrebbe causare problemi nel profondo dei tessuti. Le conseguenze non sono completamente chiare anche se pare che il problema possa essere l’uso degli elementi che compongono l’inchiostro, sostanze estranee che si staccano e si aggirano nel circuito linfatico, viaggiano all’interno del nostro organismo in forma di micro e nanoparticelle, fino ad arrivare ai linfonodi e nei casi più gravi ci si potrebbe trovare dinanzi anche a possibili alterazioni del sistema immunitario.
La maggior parte degli inchiostri che vengono comunemente usati contiene pigmenti organici, è anche vero che frequente è la presenza di altre sostanze come nichel, cromo, manganese, cobalto e biossido di titanio. Un fattore molto importante è avere un tatuatore di fiducia, perché gli strumenti utilizzati sono gli aghi e se l’attrezzatura usata è contaminata da sangue infetto, c’è il rischio di contrarre infezioni cutanee e diverse malattie trasmesse dal sangue, come l’epatite B, l’epatite C, e con minori probabilità HIV.
Articolo pubblicato il: 4 Novembre 2019 9:00