Da circa 10 anni siamo in presenza di una fase bradisismica in cui il suolo si è sollevato di oltre mezzo metro, ci sono state sequenze sismiche e forti modificazioni nella composizione dei gas delle fumarole.
I segnali di irrequietezza del vulcano sono sempre più numerosi, ma da un punto di vista pratico nulla cambia nello stato della zona, in allerta gialla dal 2012. I dati indicano che c’è una dinamica in atto, ma non si sa se questa ‘agitazione’ a lungo termine porterà ad un’eruzione.
Tuttavia, il modello indica che se la situazione dovesse evolvere verso un’eruzione ‘questa potrebbe essere simile a quella del 1538, che è stata piccola rispetto a quelle catastrofiche che hanno generato la caldera dei Campi Flegrei.
Analizzando le deformazioni del suolo nei Campi Flegrei, ossia il sollevamento e abbassamento del suolo (bradisismo), e il tasso di sismicità dell’area i ricercatori hanno messo a punto un modello che aiuta a prevedere il comportamento di questo supervulcano.
Dal 1950 il suolo si è sollevato di oltre 4 metri nel porto di Pozzuoli, a causa dei movimenti del magma a tre chilometri di profondità, e nell’area ci sono stati circa 20.000 terremoti.
Sulla base del modello sono stati analizzati i movimenti del suolo avvenuti negli ultimi decenni, i principali dei quali risalgono agli anni ’70 e ’80. Emerge così che la somma delle deformazioni avvenute potrebbe aver causato un accumulo di energia nella crosta terrestre che potrebbe averla avvicinata al punto di rottura. E’ però impossibile prevedere, hanno rilevato i ricercatori, se e quando possa avvenire un’eruzione.
Articolo pubblicato il: 3 Settembre 2017 9:25