Whirlpool: domani il sindaco di Napoli incontrerà a Roma il ministro Stefano Patuanelli per discutere del futuro dei lavoratori dello stabilimento di via Argine.
Durante il corteo di ieri per le strade di Napoli, il sindaco della città partenopea, Luigi de Magistris, ha chiesto un incontro col nuovo ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, sul futuro dei 410 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di via Argine.
E quest’incontro, come annunciato dallo stesso primo cittadino partenopeo, ci sarà nella giornata di domani, mercoledì 25 settembre: “Il Governo deve sapere – ha detto de Magistris – che se questa partita non viene presa in modo serio e concreto noi lo interpreteremo come un attacco alla città, alla capitale del Mezzogiorno. Non accettiamo né prese in giro né discriminazioni, ma sono convinto di trovare nel ministro l’adeguata sensibilità per risolvere questa vertenza che sta portando all’esasperazione le famiglie e che rischia di trasformare una giusta vertenza sociale per il lavoro in una questione di ordine pubblico e questo sarebbe inaccettabile. Se qualcuno vuole trasformare questa vertenza in una conflitto armato – ha aggiunto – sappia che si mette contro la città”.
De Magistris ha ribadito che la lotta degli operai Whirlpool è “la battaglia della città” e chiede al Governo “di dimostrare la sua autorevolezza nel far rispettare l’accordo siglato a ottobre 2018 tra Esecutivo, azienda e rappresentanze sindacali. Lo Stato – ha concluso – deve dimostrare la sua credibilità e tra Stato e multinazionali deve prevalere lo Stato che mette al centro il diritto al lavoro come sancito nell’articolo 1 della Costituzione perché non possiamo consentire che 400 persone vadano a casa per una scelta industriale di voler delocalizzare all’estero, per salvaguardare altri stabilimenti in Italia e guarda caso chiudere proprio Napoli”.
Anche il primo cittadino di Napoli, come i lavoratori e lo stesso Patuanelli, si è più volte mostrato contrario all’ipotesi riconversione del sito di via Argine (con possibile cessione del ramo d’azienda agli svizzeri di Prs, definita ieri “pacco” dai lavoratori in piazza).