Alcuni studi scientifici dimostrano che se la musica è piacevole per l’ascoltatore, può avere un effetto positivo sull’umore e sulla motivazione nello svolgere attività lavorative che richiedono grande attenzione.
La Neuroscienza, si è dedicata alla comprensione dei fenomeni correlati al fare ed ascoltare musica, soprattutto nell’infanzia,che aiuta lo sviluppo di alcune aree del cervello ed accresce le abilità cognitive intellettuali, come la concentrazione e la velocità delle azioni. Già durante la gravidanza è importante ascoltare la musica o cantare, perché sono attività benefiche per il feto.
Aumenta la serenità, stimola la creatività del bambino ad emergere rendendolo più felice. Non dimentichiamo l’effetto della dolce ninna nanna cantata dalla mamma e l’ incredibile effetto calmante e rilassante sul neonato agitato.
Vari studi scientifici dimostrano che se la musica è piacevole per l’ascoltatore, può avere un effetto positivo sull’umore e sulla motivazione nello svolgere attività lavorative che richiedono grande attenzione. La storia antica ci insegna il legame straordinario tra la musica ed il linguaggio della preghiera collettiva, la cui spinta facilita l’attività spirituale.
Con la musica si comunica in modo più profondo e ci si arricchisce di delizie sonore come ascoltare una sinfonia di Beethoven o una fuga di Bach, perché l’organo principe non sono le corde vocali, ma il cuore. Il suo utilizzo a scopo terapeutico è stato riconosciuto a livello internazionale. In alcuni casi cura l’anima dell’ammalato, produce emozioni e può avere un effetto benefico sul dolore psicologico, sulla solitudine e l’incapacità di comunicare e contribuisce a ridurre l’ansia ed aumentare il benessere anche di pazienti terminali. Da diversi anni, all’interno di programmi di cure palliative vengono applicate alcune forme di terapia, tra cui proprio la Musicoterapia.
Anche l’ autorevole British Medical Journal ha pubblicato un lavoro su questa tematica come opzione per la riduzione dell’ uso e soprattutto dell’ abuso di psicofarmaci in particolare nei giovani. Cantare una canzone con certe caratteristiche ritmiche, anche solo mentalmente, aiuta i pazienti a deambulare meglio e a migliorare i problemi tipici della malattia.
Come per esempio lo testimonia uno studio condotto su 8 pazienti con il Parkinson e si è rivelato un vero successo tanto che i pazienti hanno imparato a utilizzare questo sistema nella vita di tutti i giorni per migliorare la loro andatura.
La musica in genere, dal teatro al ballo, coinvolge sistemi forti emozionali e psicologici legati a ricordi musicali e affettivi, e ascoltarla può diventare un sostegno per le lunghe giornate di degenza.
In questo modo la musicoterapia non solo è una disciplina antichissima ma viaggia insieme alla fisioterapia, al sostegno psicologico adottato insieme ad altre cure palliative, in quando abbassa il livello del cortisolo ed aumenta invece le endorfine, i neurotrasmettitori del benessere.
Questo effetto risanante si può considerare una vera e propria terapia complementare, un trattamento naturalmente in sinergia con altre terapie mediche e psicoterapeutiche, può essere un valido rimedio a problematiche legate alla depressione, all’insonnia o un importante supporto nell’affrontare le disabilità più complesse come l’autismo, in quanto trae benessere dalla musica proprio perché si tratta di un canale non verbale di comunicazione.
La musica a suoni bassi è un toccasana contro gli stati di ansia, lo stress e la pressione del sangue, perchè ristabilisce il corretto ritmo del sonno e svuota la mente; invece quella a toni alti ha effetti energizzanti, ricarica il fisico.