venerdì, Novembre 22, 2024

“Suona Ancora”, il docufilm di Moscati a Milano per la Shoah

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Renato Aiello
Renato Aiello
Giornalista. Ha partecipato negli ultimi anni a giurie di festival cinematografici (come il SocialWorld Film Festival di Vico Equense), concorsi fotografici e mostre collettive. Recensioni film, serie TV, teatro, eventi, attualità.

Il documentario di Cesare Israel Moscati, prodotto da Rai Cinema e passato nel 2016 anche in tv su Rai 2 per “Tg Dossier” al Conservatorio Verdi di Milano con una proiezione speciale il 26 gennaio, in occasione delle celebrazioni e delle commemorazioni per la Giornata della Memoria nelle scuole.

Il docufilm scritto da Moscati per i figli della Shoah

Milano – Il documentario scritto da Israel Cesare Moscati e diretto da Beppe Tufarulo Suona ancora – Il coraggio dei figli della Shoah è stato quello di vivere, sui discendenti dei superstiti dei campi di concentramento andò in onda per la prima volta in tv il 30 gennaio 2016. Fu ospite su Rai2 del programma di Tg2 Dossier , trasmesso contemporaneamente alla presentazione presso il Conservatorio Israeliano di Musica di Tel Aviv, evento a cui prese parte lo stesso autore.

I documentari di Israel Moscati sulla Shoah e la MemoriaNon a caso sarà trasmesso nei prossimi giorni in coincidenza con la Shoah. In quest’opera, prodotta da Rai Cinema e passata attraverso tanti festival tra cui quello di cinema e cultura ebraica Pitigliani Kolno’A a Roma, le parole si rivelano come note in uno spartito dolente e solitario di storie drammatiche ed incancellabili, raccontate dai discendenti dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Da Roma a Tel Aviv – dove un bambino di dodici anni suona la viola proveniente dai campi e recuperata dal restauratore di violini Amnon Weinstein -, passando per Parigi, Berlino e Budapest, lo sceneggiatore Moscati, protagonista di questo racconto visivo, si fa maestro concertista in un viaggio di sofferenze condivise e di ferite profonde che si tramandano devastanti nelle vite di figli e nipoti delle vittime dei lager. Tutti gli intervistati sono musicisti o appassionati di musica come lo erano i propri padri e nonni, e Moscati va alla loro ricerca per ricostruire quella mappa del dolore e riconoscerlo nel prossimo, in quella capra dal viso semita che per il poeta Umberto Saba era correlativo oggettivo della sofferenza di un’intera umanità attraverso secoli di persecuzione.

I traumi sono difficili da superare e se è vero che non ci si risveglia mai dagli incubi della Storia, come sosteneva l’autore inglese Thomas Stearns Eliot, spetta alla bellezza dell’Arte e all’armonia della musica il compito di oscurare “il male” ed esorcizzarlo, attraverso il ricordo di ciò che è stato l’Olocausto. Solo così si può sfuggire alle tenebre della guerra e recuperare il coraggio di vivere per la “rinascita” del popolo ebraico, in Europa come in Israele, anche alla luce dei recenti attacchi terroristici e del ritorno di antisemitismo nel continente europeo.

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