Antimo Imperatore, vittima innocente della camorra, è stato ucciso nel quartiere Ponticelli in un agguato che aveva come obiettivo un 29enne ritenuto vicino ai clan della zona.
Si sono tenuti nella giornata di ieri, presso la chiesa di San Giuseppe, al rione Incis, nel quartiere Ponticelli, i funerali di Antimo Imperatore, 55enne incensurato, vittima innocente della camorra, uccisa nel quartiere della periferia orientale di Napoli nell’agguato che ha colpito a morte anche Carlo Esposito, 29 anni, vero obiettivo del killer.
A officiare la messa è stato padre Modesto Bravaccino, sempre in prima fila nella lotta alla criminalità organizzata. Parenti e amici non sono voluti mancare per l’ultimo saluto ad Antimo. Alcuni di loro hanno indossato una maglia bianca con la sua foto. Il funerale è stato offerto gratuitamente dalla ditta Chiariotti appartenente all’Antiracket locale.
Durante la messa, il sacerdote ha letto una lettera scritta da una delle figlie della vittima. “Ti hanno strappato a noi senza motivo, senza colpe, senza pensarci nemmeno un istante. Eri il mio papà. La tua famiglia, le tue persone ti vogliono bene, tutti. Eri sempre pronto ad aiutare ogni persona a te vicina. Ti vantavi di noi, delle tue figlie. Dicevi sempre che, anche se ormai eravamo grandi, non ti importava, eravamo sempre le tue piccole. Io, la tua soricella, e Mena. Ci manchi, ci manchi tanto. Ci hai insegnato ad essere forti nella vita ed è quello che cercheremo di fare. Ma la tua morte ci ha sconvolto tutti. Non doveva andare così. Non dovevi morire così ingiustamente. I tuoi nipoti ancora ti cercano”.
L’agguato e il pentimento del killer
L’agguato in cui hanno perso la vita Antimo Imperatore e Carlo Esposito è avvenuto lo scorso 20 luglio nel quartiere Ponticelli. A sparare è stato il reo confesso Antonio Pipolo, che, con le sue dichiarazioni, ha consentito di ritrovare l’arma del delitto e ha avviato un percorso di collaborazione con la giustizia. Pipolo ha ucciso entrambi in un “basso” dove Imperatore, che per conto di Esposito stava eseguendo dei lavori. Pipolo, dopo un passaggio dalla Polizia, dove si è consegnato lo scorso 22 luglio, ha chiesto di essere accompagnato in procura dove, davanti agli inquirenti, ha vuotato il sacco e anche affermato di voler avviare un percorso di collaborazione con la Giustizia.
Quella stessa sera la DDA ha emesso nei suoi confronti un provvedimento di fermo contestandogli il reati di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco e di duplice omicidio. I suoi familiari sono stati accompagnati in località lontane dal quartiere di Ponticelli dove il pericolo di ritorsioni era concreto. Pipolo, come Esposito, l’obiettivo designato dell’agguato di mercoledì mattina, è legato ai De Micco-De Martino: l’omicidio di Esposito fa ritenere sussistente, a questo punto, che l’alleanza tra le due famiglie, una volta unite negli affari criminali e nella contrapposizione armata contro il clan rivale dei De Luca Bossa Minichini, sia ormai terminata.