“Banchi Vuoti che Parlano” di Davide Moreno è un romanzo che racconta l’incontro con alcuni studenti, vittime del disagio adolescenziale moderno, nell’ora di religione tra ascolto e riflessioni.
“Banchi Vuoti che Parlano” è il libro di Davide Moreno, docente di religione e diacono permanente, un’opera che, attraverso la sua esperienza personale, esplora il microcosmo di una classe apparentemente “irrecuperabile” di un istituto secondario, dove l’ora di religione diventa uno spazio di ascolto e riflessione. La prefazione è stata curata dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, che con la sua sensibilità ha saputo cogliere il cuore del messaggio racchiuso nelle pagine del libro.
“Il mio romanzo “Banchi Vuoti che Parlano”, è un sogno che si realizza, un viaggio che prende vita tra le pagine di Banchi vuoti che parlano. Un libro nato dall’ascolto, dall’incontro e dalla volontà di dare voce a ciò che spesso resta nell’ombra: domande sospese, ricerca, speranza”. – ci racconta l’autore Davide Moreno. “Ma più di tutto, nasce dal desiderio di diffondere e seminare quel seme di speranza che è la Parola di Dio, proprio come il seminatore del Vangelo, che non smette di gettare il seme fidandosi che porterà frutto nel tempo giusto. Perché anche nei banchi vuoti c’è vita, c’è attesa, c’è sete di senso. In un’epoca caratterizzata da quella che potremmo definire una “comunicazione paradossalmente incomunicante”, ho voluto esplorare la possibilità di un dialogo che sappia rispettare i silenzi, interpretare le assenze e trasformare il vuoto in terreno d’incontro. La figura di Luca – docente e diacono – incarna questa duplice vocazione all’ascolto: quella pedagogica, che riconosce in ogni studente un universo di potenzialità inespresse, e quella spirituale, che scorge nelle domande inespresse gli echi di una ricerca di senso più profonda.
Non ho inteso offrire risposte preconfezionate, ma piuttosto aprire uno spazio di riflessione sulla possibilità di una connessione autentica in un tempo di alienazione digitale e frammentazione esistenziale. “Banchi Vuoti che Parlano” è un invito a riscoprire l’arte dell’interpretazione dei silenzi, a vedere oltre le apparenze di indifferenza per cogliere, come scrive ancora il Cardinale Zuppi, “un germoglio di vita nuova” laddove sembra esserci solo il deserto dell’assenza” – conclude l’autore Davide Moreno.
Sinossi del romanzo
“Banchi Vuoti che Parlano” è un’opera che si muove nella sottile intercapedine tra assenza e presenza, tra silenzio ed eloquenza inudibile. Attraverso la figura di Luca, docente di religione e diacono permanente, il romanzo esplora il microcosmo di una classe apparentemente “irrecuperabile” di un istituto secondario, dove l’ora di religione diventa paradigma di un più ampio vuoto esistenziale contemporaneo.
In questo affresco umano e spirituale, incontriamo sei giovani emblematici del disagio adolescenziale moderno: Elisa, che trasforma l’assenza fisica in un linguaggio silente; Alessandro, che erige barriere di sarcasmo come baluardi difensivi dell’anima; Matteo, la cui rabbia è manifestazione di un dolore inespresso; Sara, prigioniera di un conflitto relazionale che rispecchia lotte più profonde; Elena, che nei suoi disegni crea universi alternativi per sfuggire alla realtà; e Giorgio, fisicamente presente ma spiritualmente assente, in quella dicotomia che caratterizza molti giovani contemporanei.
Luca, nella sua duplice vocazione di educatore e uomo di fede, intuisce che dietro questi “banchi vuoti” non si cela meramente un’assenza, ma un’invocazione tacita di ascolto. Con l’ausilio della dottoressa Licci, psicologa scolastica, intraprende un cammino pedagogico e umano che trascende la didattica tradizionale, creando uno spazio di dialogo autentico dove i silenzi possono tramutarsi in parole e le assenze in presenze significative.
Il romanzo si dipana come un’ermeneutica del vuoto: ogni banco deserto diventa testo da interpretare, parabola da decifrare, territorio di incontro possibile. Attraverso un percorso scandito da resistenze, epifanie e progressive aperture, i sei ragazzi intraprendono un itinerario di crescita che li conduce dalla frammentazione alla comunione, dall’indifferenza all’empatia, dallo smarrimento alla ricerca di senso.
“Banchi Vuoti che Parlano” si configura così come meditazione narrativa sul potere trasformativo dell’ascolto in un’epoca caratterizzata dalla comunicazione superficiale, offrendo al contempo una riflessione sul ruolo dell’educatore contemporaneo e sulla possibilità di un dialogo intergenerazionale autentico, capace di trascendere ruoli preconfezionati e di aprirsi all’incontro con l’alterità.
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